Al Center for Italian Modern Art di New York si è inaugurata il 26 gennaio la mostra personale Facing America. Mario Schifano, 1960-65, curata da Francesco Guzzetti.
Focus dell’esposizione sono i primi anni della carriera di Mario Schifano in relazione alla scena artistica newyorkese dei primi anni ’60.
Il Center for Italian Modern Art (CIMA) conferma per la stagione espositiva 2021 la prima mostra istituzionale incentrata sul pittore Mario Schifano (1934– 1998) e sulla sua attività tra il 1960 e il 1965. Una figura di riferimento nell’arte italiana del dopoguerra e contemporanea, Schifano ridefinì radicalmente la pittura attraverso il suo approccio poliedrico, improntando con il proprio lavoro la stagione di transizione dal dopoguerra alla nuova figurazione degli anni Sessanta. Attraverso la ridefinizione radicale dei principi della pittura e la sperimentazione di innumerevoli mezzi ed ambiti espressivi, Schifano elaborò un nuovo vocabolario visivo fin dall’inizio del 1960. La sua attività fu profetica dello sviluppo delle arti visive a livello internazionale, a tal punto che le sue opere precorrono la Pop Art internazionale e sono ad oggi comparabili con la rivoluzione artistica portata avanti da Andy Warhol negli stessi anni negli Stati Uniti.
Con il patrocinio dell’Archivio Mario Schifano a Roma, del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (MiBACT), e dell’Ambasciata d’Italia a Washington, l’esposizione documenta il lavoro dell’artista in vari media. Incentrata sui legami di Schifano con l’ambiente artistico di New York, l’esposizione mette a fuoco l’evoluzione dai cosiddetti monocromi dei primi anni ’60, alla pratica figurativa che Schifano sviluppò tra il 1962 ed il 1965, quando incorporò riferimenti ‘Pop’ e ridefinì i generi tradizionali della pittura nei suoi dipinti. Nel contesto più ampio dell’influenza dei modelli culturali importati dagli Stati Uniti negli anni del secondo dopoguerra in Italia, Schifano sviluppò un interesse peculiare per la cultura popolare americana, come attestano alcuni dei titoli dei suoi monocromi.
Le opere create tra il 1960 ed il 1962 attrassero l’attenzione dell’importante gallerista Ileana Sonnabend, la cui galleria parigina sarebbe presto stata la porta d’accesso all’Europa per la nuova avanguardia statunitense. Tra tutti gli artisti della scena romana, fu proprio Schifano ad essere messo sotto contratto dalla gallerista e ad avere una mostra personale tra le prime della neonata Galerie Sonnabend, nel 1963. Grazie alla collaborazione con The Sonnabend Collection Foundation, alcuni capolavori di Schifano già della collezione di Ileana Sonnabend saranno esposti in mostra, insieme ad opere di artisti rappresentati dalla galleria, come Jim Dine, Jasper Johns e Robert Rauschenberg, il cui lavoro offre una prospettiva di confronto con l’opera di Schifano in quel periodo.
La mostra prende poi in esame l’evoluzione dal monocromo alla figurazione, che fu particolarmente significativa per Schifano. Prima di offrirgli una mostra nella sua galleria, Sonnabend riuscì a far includere un dipinto di Schifano nella fondamentale mostra “The New Realists” (I nuovi realisti), presso la Sidney Janis Gallery a New York nel 1962. Fu la prima esposizione dell’artista negli Stati Uniti, anche se non si recò personalmente in America in quell’occasione. Schifano spedì un dipinto tratto dalla serie intitolata Propaganda, in cui iniziò ad integrare riferimenti prelevati dalla realtà all’interno del quadro, incorporando loghi di grandi compagnie americane come Coca Cola ed Esso. I primi quadri di Propaganda risalgono all’inizio del 1962, solo pochi mesi dopo che Warhol iniziò ad incorporare la forma della bottiglia e il logo della Coca Cola per la prima volta nel 1961. Propaganda attesta dunque l’assoluta originalità della visione dall’artista a confronto con le tendenze che avrebbero definito gli anni Sessanta a livello internazionale. L’importante titolo della serie Propaganda, di cui due versioni importanti saranno esposte al CIMA, allude al sottile sentimento di disillusione che Schifano iniziò a percepire verso il modello americano man mano che procedeva nella familiarizzazione con la cultura statunitense.
Fino al 13 novembre 2021
archivio@marioschifano.it